“I felt like a prisoner”

Mustapha F. talks about his first time in a reception camp and his experiences of the reception in Palermo. He reports about his lack of understanding that many people do not want to see migration and immigration as a normality.

Mustapha F., Palermo 2019 © Minor

„Devo iniziare da dove ho vissuto prima di arrivare qui a Palermo, in un centro di accoglienza a Siracusa. Quando sono arrivato in Italia, mi sono sentito molto depresso. Non ho trovato le cose che pensavo avrei trovato prima di partire. Avevo degli obiettivi definiti per me stesso, arrivo in questo posto e faccio cose per andare avanti. Poi sono arrivato e me ne sono pentito. Se avessi saputo com’era, non sarei venuto qui. Ho sempre voluto andare a scuola e non è stato possibile.

Qualche mese dopo mi sono trasferito a Palermo. Ho iniziato ad andare a scuola, poi mi hanno riportato al Centro di accoglienza Asinello. Non voglio raccontare questa storia perché era brutta. Mi sentivo come un prigioniero, come se fossi in una prigione, mangiavo e dormivo. Poi, per fortuna, ci hanno detto di essere trasferiti, e mi sono sentito molto a mio agio.

Ho colto l’occasione per essere la persona che sono oggi. Oggi sono qui, parlo la lingua italiana grazie alle opportunità che mi sono state date a Palermo. La scuola è come casa mia, mi sento benissimo. Qui nel Centro Astalli sono stato accolto. Mi hanno fatto sentire che non sono solo un migrante che mangia e dorme, ma mi hanno aiutato ad arrivare qui. Mi sono divertito molto, non abito più nel Centro Astalli, ma le porte sono sempre aperte. Con loro ho avuto un rapporto a cui penso sempre, alcuni di loro mi hanno insegnato proverbi, detti e cose che mi piacciono molto. È stato molto importante per me, ho dimostrato loro che mi merito il loro aiuto.

Considero anche l’immigrazione come un fatto naturale (…). Non siamo alberi che stanno in un posto solo, dobbiamo muoverci, è una libertà, possiamo muoverci tutti liberamente e andare ovunque, soprattutto quando ci sono condizioni che li spingono, perché ci sono motivi per andare. Per esempio, io sono qui, voglio studiare perché non ho avuto la possibilità di farlo in Gambia. La gente non dovrebbe avere paura dell’immigrazione, dovremmo tutti aprire le braccia a queste persone. L’immigrazione è una risorsa. La gente viene qui con le lingue, portando nuove culture, nuove cose. Quindi dovete essere contenti di avere persone che portano queste cose. Quando queste persone vengono qui, vanno a scuola, vanno all’università, diventano medici e possono lavorare in importanti uffici governativi. È una cosa importante.”

 

MUSTAPHA F., 12.06.2019, PALERMO

Mustapha F. came to Sicily from Gambia. He had to spend several months in different reception camps until he came to Palermo. Since then he has been going to school, learning Italian and, like many others, working part-time (often several jobs and usually without an employment contract).

During the Giocherenda Workshop, Mustapha talks about his arrival in Italy, life in the reception centre and the place where he found a new home: the Centro Astalli in Palermo.

“I must start where I lived before arriving here in Palermo, in a Syracuse reception centre. When I arrived in Italy, I felt very depressed. I did not find the things I thought I would find before I left. I had defined goals for myself, I arrive at this place and do things to get ahead. Then I arrived and I regretted it. If I’d known what it was like, I wouldn’t have come here. I always wanted to go to school, and that was not possible.

A few months later I moved to Palermo. I started going to school, then they took me back to the Asinello Reception Centre. I don’t want to tell this story because it was bad. I felt like a prisoner, like I was in a prison, I just ate and slept. Then, fortunately, they told us to be transferred, and I felt very comfortable.

I took this opportunity to be the person I am today. Today I am here, I speak the Italian language thanks to the opportunities I was given in Palermo. The school is like my home, I feel great. Here in the centre of Astalli I was welcomed. They made me feel that I am not only a migrant who eats and sleeps, but they helped me to arrive here. I had a great time, I no longer live in the centre of Astalli, but the doors are always open. I had a relationship with them that I always think about, some of them taught me proverbs, sayings and things that I like very much. It was very important to me, I showed them that I deserve their help.

I also regard immigration as a natural fact (…). We are not trees that stay in one place, we have to move, it is a freedom, we can all move freely and go anywhere, especially if there are conditions that drive them, because there are reasons to go. For example, I am here, I want to study because I did not have the opportunity to do so in Gambia. People should not be afraid of immigration, we should all open our arms to these people. Immigration is a resource. People come here with languages, bringing new cultures, new things. So you must be happy to have people who carry these things. When these people come here, they go to school, they go to university, they become doctors and they can work in important government offices. That’s an important thing.”

MUSTAPHA F., 12.06.2019, PALERMO